Pietro Gaudenzi, Il grano (1940)


Descrizione

Il grano è un trittico che Pietro Gaudenzi eseguì nel 1940: dipinto murale su intonaco applicato a masonite, fu esposto alla seconda edizione del Premio Cremona (1940), dove si posizionò al primo posto. L’opera appartiene oggi alle collezioni del museo civico 'Ala Ponzone', afferente al Sistema museale della Città di Cremona. Il pannello, di grandi dimensioni (249 x 434 cm), è costituito da tre comparti: uno minore, al centro, che ritrae un uomo al lavoro mentre si asciuga il sudore dalla fronte, e due laterali, che raffigurano donne di ritorno dai campi. Il filo conduttore dell’opera era dunque il motivo agreste, caro alla tradizione italiana promossa dal regime e rispondente al tema di quella edizione del Premio, la ‘Battaglia del grano’. Recentemente Il grano è stato sottoposto a un intervento di restauro finalizzato alla sua manutenzione e al suo consolidamento (si veda Bernardi-Cadetti 2016).

Principi

  1. La sacralizzazione delle politiche totalitarie dell’Uomo nuovo attraverso le arti

  2. La fabbricazione della realtà dell’Uomo nuovo tramite la creazione di mitologie nazionali

  3. Il monumentalismo, ovvero la visualizzazione di soggettività e oggettività

Analisi

L’opera Il grano fu eseguita in maniera tecnicamente sperimentale, pur intendendo riallacciarsi alla tradizione italiana: quella pittorica dell’affresco (su supporto mobile), ma anche quella tematica del motivo agreste. Già quasi un decennio prima, era stato Sironi ad aprire la strada pittorica che procedeva in questa direzione, eseguendo lavori come La famiglia (1932) e Il lavoro (1933). Il soggetto di Gaudenzi, perciò, intendeva continuare questa confortante consuetudine, facendosi portavoce della ‘retta via’ da perseguire, incentrata attorno a valori come il lavoro e la famiglia, ossia alcuni dei capisaldi della cultura fascista. Il titolo, non a caso, riecheggiava uno dei cardini della politica economica del Ventennio, nonché il tema generale della seconda edizione del Premio Cremona: la (fallimentare) ‘Battaglia del grano’, finalizzata al raggiungimento dell’‘autarchia agraria’, ossia all’autosufficienza produttiva di frumento da parte dello Stato italiano.

Il dipinto di Gaudenzi può essere dunque inteso come una sorta di captatio benevolentiae nei confronti della giuria del Premio, ma anche del regime e del pubblico. D’altra parte, l’accordo degli enti pubblici di orientamento fascista concesso a tale messaggio era evidente dalle decisioni prese dalla commissione giudicatrice. Esse erano infatti generate dalla 'necessità di rafforzare il mercato e le quotazioni d’arte attraverso mostre e premi che richiamassero i valori dell’ideologia fascista in campo artistico' (Bernardi-Cadetti 2016).

Intento paideutico e propagandistico, questo, raggiunto attraverso un indottrinamento tematico e stilistico. L’iconografia figurativa, semplice ed elementare, era il mezzo più efficace che la pittura potesse avere per parlare al popolo, e non solamente a una ristretta cerchia di intellettuali o esperti d’arte. Utilizzando una figuratività lineare, di matrice realista con accenni ai maestri dell’arte italiana, dal trecentesco Giotto ai Macchiaioli di fine Ottocento, e francese, Pietro Gaudenzi era pienamente consapevole di ciò. L’eroismo doveva abbracciare l’uomo qualunque, che si trattasse di donne di ritorno dai campi o di un uomo intento nel ‘lavoro di fatica’: il loro esempio doveva diventare iconico, quasi sacrale. Questo spiega anche la scelta di un formato tradizionale come il trittico e di una raffigurazione ingigantita, soverchiante. Chi guardava questi uomini doveva avere la possibilità di comprenderli, ma ancor più di immedesimarsi in essi, proprio come davanti a uno specchio.

Bibliografia

Azzoni, Giuseppe (a cura di). 2013. Fascismo a Cremona e nella sua provincia: 1922-1945. Cremona: A.N.P.I.

Bernardi, Michele, Cadetti, Alessia et al. 2016. ' Il grano di Pietro Gaudenzi. Stato di conservazione e problematiche di intervento.' IV Congresso Nazionale IGIIC – Lo Stato dell’Arte. L'Aquila: Accademia Di Belle Arti di L’Aquila.

Bona, Rodolfo. 2016. Il Premio Cremona (1939 – 1941) Opere e protagonisti. Piacenza: Edizioni Scritture.

Negri, Antonello, Bignami, Silvia, Rusconi, Paolo, Zanchetti, Giorgio, e Susanna Ragionieri (a cura di). 2012. Anni ’30. Arti in Italia oltre il fascismo. Firenze: Giunti Editore.

Silvia Colombo