Piermaria Rosso di San Secondo, La roccia e i monumenti, (1923)


Descrizione

Questo dramma in tre atti fu rappresentato per la prima volta al Teatro Olimpya di Milano il 24 marzo 1923. La trama segue le vicende di tre personaggi: Nada, sua zia Isabella, e Brunetto, reduce della prima guerra mondiale. Nada è innamorata di Brunetto, considerato un eroe di guerra, ma anche un disadattato che alla società degli uomini preferisce una vita libera e sregolata sui monti. Isabella è segretamente innamorata di Brunetto, ma ha sacrificato la sua vita e la sua passione per stare accanto al marito Gabriele, colpito da cecità. I personaggi non riescono ad abbandonare i loro ruoli nonostante la loro insoddisfazione e sono vittime di dinamiche che non riescono a modificare.

Principi

  1. L’arte di Stato: modernità e modernizzazione

  2. I limiti del realismo: la costruzione di individualità collettive

Analisi

Pier Maria Rosso di San Secondo (1887-1956), discendente di una famiglia nobile siciliana, è una figura di primo piano nella storia letteraria europea contemporanea, sia per la sua produzione narrativa che per la sua opera teatrale. Il teatro di Rosso di San Secondo, affermatosi nell’orbita del genere 'grottesco' (iniziato da Luigi Chiarelli), evidenzia una notevole originalità e una tendenza allo sperimentalismo, tale da escludere facili definizioni. Rosso fu artista apertamente vicino al regime sin dagli esordi del partito fascista, e fu a sua volta apprezzato e appoggiato dal regime. Vantava addirittura amicizie personali con alcuni esponenti delle gerarchie fasciste, come Arnaldo Mussolini. Nel 1934 ricevette il ‘premio Mussolini’ per la letteratura (50.000 Lire), conferito dall’Accademia d’Italia, su proposta di Pirandello. In questo senso la sua produzione si colloca nell’ambito dell’arte di stato.

Immerso nel clima di rinnovamento teatrale di quegli anni, in Italia e in Europa, nella sua produzione narrativa e teatrale affiorano frequentazioni discontinue con alcune correnti delle avanguardie del primo Novecento, dai futuristi ai grotte¬schi; trovava inoltre i suoi riferimenti culturali in correnti europee quali l’espressionismo germanico e mitteleuropeo, l’esistenzialismo e il pensiero del filosofo Henri Bergson. Rosso espresse nella sua arte una visione pessimistica della vita come perenne sofferenza, che spinge gli uomini ad abbandonarsi all’azione per tentare di superare o dimenticare la pena di vivere (una forma di 'attivismo irrazionale'). Attraverso i suoi drammi egli traccia un’analisi critica della società borghese, raffigurata come disorientata e alienata, che si sviluppa intorno ai temi esistenziali della solitudine dell’individuo, ma anche del contrasto tra istinto e razionalità (come in La roccia e i monumenti), che talvolta trova espressione nel confronto dualistico tra il Nord e il Sud d’Italia.

La roccia e i monumenti affronta il tema dello scontro tra l’individualità libera e quella rete di convenzioni sociali in cui i suoi personaggi sono implicati. L’opera è incentrata sull’antitesi fra due forme d’esistenza: quella simboleggiata dalla "roccia", la vita dominata dall’impeto della spontaneità primitiva e sregolata, e quella simboleggiata dai 'monumenti', la forma di vita in cui gli uomini sottomettono il caos alla forza della volontà e alle regole sociali. Vi è anche una riflessione su un tema allora stringente, ovvero la difficoltà per molta gioventù, che si era battuta nella Grande Guerra con eroismo, di riadattarsi alla vita borghese di tutti i giorni. È il caso del protagonista Brunetto, emblema della 'roccia', che vive sui monti una libertà selvaggia, tra scorribande e violenze; egli rifiuta la società, che percepisce come una 'prigione' di mediocrità e ipocrisia. Nada vorrebbe redimere Brunetto con il suo amore, ricondurlo al buon senso e cominciare insieme a lui una vita “normale”, ma non ne ha la forza; allo stesso modo, non riesce ad abbandonare questo sentimento. Isabella è "monumento" per eccellenza: nel decidere di reprimere la passione per Brunetto e sacrificare tutto per il marito cieco, ha costretto se stessa in quella che percepisce come l’unica vita possibile, governata dalle regole sociali e familiari: oltre a quello, vede solo la rovina. Il dramma è dunque centrato sul tentativo di conciliazione tra l’istinto primordiale e la disciplina sociale, ma senza reale possibilità d’intesa: tutti i personaggi continuano a recitare i loro ruoli, senza riuscire ad agire su se stessi e sugli altri.

Bibliografia

Calendoli, Giovanni. 1957. Il teatro di Rosso di San Secondo. Roma: Vito Bianco Editore.

Jacobbi, Ruggero. 1972. Teatro da ieri a domani. Firenze: La Nuova Italia.

Rosso di San Secondo, Pier Maria. 1976. Teatro, vol. I e II, a cura di Ruggero Jacobbi. Roma: Bulzoni.

Rotondo, Calogero. 2016. Pier Maria Rosso di San Secondo. Roma: Terre Sommerse Edizioni.

Laura Pennacchietti