Piero Portaluppi, Planetario Hoepli (Milano, 1929-1930)


Descrizione

Come suggerito dal nome, il Planetario Hoepli era un edificio finanziato e donato dall’editore Ulrico Hoepli alla città di Milano, che – a sua volta – aveva reso disponibile il terreno per la costruzione, all’interno dei Giardini di Porta Venezia. Artefice del progetto fu l’architetto Piero Portaluppi, che lavorò in squadra con il professore Emilio Bianchi, responsabile per la parte scientifica, e con l’architetto Ernst, per quella tecnica. Costruito celermente a partire dal 1929, esso fu inaugurato già il 20 maggio 1930. L’edificio, di chiara impronta classicista, richiamava in facciata un tempio greco con timpano e colonne scanalate di ordine ionico che andavano a comporre un pronao. Il corpo principale era costituito da un blocco geometrico rivestito di marmi e pietre eretto su una pianta centrale ottagonale. Questo era un riferimento alla tipologia architettonica romanica e poi rinascimentale del battistero, così come la copertura a cupola (20 metri di diametro). Essa, però, non aveva solo una funzione decorativa: accoglieva, infatti, l’imponente proiettore che restituiva un’accurata immagine della volta stellata sulla calotta, con il profilo della città di Milano sulla linea dell’orizzonte. Tutt’attorno erano dislocati gli ambienti di servizio, dai servizi igienici agli uffici, accomunati da una sobria decorazione astronomica. Chiuso e danneggiato – ma messo al in sicurezza il proiettore – durante la Seconda guerra, il Planetario venne riaperto nel 1949, restaurato nel corso degli anni Cinquanta ed è a tutt’oggi in uso con la sua funzione originaria.

Principi

  1. La costruzione della realtà spaziale nella dimensione urbana dell’uomo nuovo

  2. La razionalizzazione narrativa: la costruzione di uno spettacolo collettivo

Analisi

La costruzione di un edificio come il Planetario di Milano mise in luce il forte legame dell’architettura del Ventennio e del movimento Novecento con la tradizione italiana, oltre a rappresentare anche quella la spinta innovatrice voluta e sostenuta dal regime. Intrinseca all’edificio era una forte e innegabile simbologia che lo legava in primis a un passato identitario glorioso – l’Italia romana, romanica e, poi rinascimentale – e spirituale – come suggerisce l’adozione della tipologia architettonica del battistero. Il Planetario, tuttavia, non incarnava solo questo: era luogo di ricerca scientifica, ma anche un simbolo di affermazione e di supremazia, che andava ben al di là della territorialità, per lanciarsi alla conquista dello spazio. Inserendosi nel contesto cittadino, l’edificio diventò subito un punto di riferimento imprescindibile, anche in virtù della sua collocazione centrale in uno spazio pubblico, e rappresentazione di una politica volta all’affermazione di un’identità, di un popolo, di una nazione.

Il primo obiettivo dell’edificio era didattico. Seppur con una visione ancora sincretistica, a metà tra scienza e spiritualità ('varrà certamente […] a costituire, attraverso la contemplazione dell’infinito ordine del Creato, la più riposante elevazione spirituale' Portaluppi 1930:287), esso mirava ad aprire il cielo e i suoi segreti a una società che aveva bisogno di organizzare il proprio tempo libero attraverso dimostrazioni, spettacoli e lezioni. Era uno strumento di 'volgarizzazione scientifica' (L’inaugurazione, 430) attraverso cui potersi connettere alla cittadinanza e formare una sorta di identità collettiva e condivisa pubblicamente. Nello stesso 1930, ad esempio, le lezioni di ‘astronomia dantesca’ tenute dalla scienziata Fede Paronelli riscossero un grande successo di pubblico. Esse, oltre a mettere in luce il legame tra letteratura e scienza, sottolineavano il pregio che derivava dall’‘essere italiani’, creando un percorso che da Dante arrivava dritto agli anni Trenta.

Bibliografia

'L’inaugurazione del Planetario donato a Milano da Ulrico Hoepli'. Giornale della Libreria, 24 maggio 1930: 430.

Molinari, Luca. 2003. Piero Portaluppi. Linea errante nell’architettura del Novecento. Milano: Skira.

Portaluppi, Piero. 15 agosto 1930. 'Il Planetario di Milano (donazione Ulrico Hoepli).' Rassegna di architettura. Rivista mensile di architettura e decorazione II (8): 281-287.

Silvia Colombo