Gerardo Dottori, Polittico della Rivoluzione fascista (1934)


Descrizione

Il Polittico della Rivoluzione fascista è, come suggerisce il titolo, un polittico che Gerardo Dottori dipinse su tavola con colori a olio nel 1934. Costruito su tre registri, a formare una piramide, consta di cinque pannelli orizzontali (tre nel registro inferiore, due in quello intermedio) di 151 x 203 cm e di un pannello verticale, al vertice, delle dimensioni di 203 x 151 cm. Mentre la base raffigurava i valori promossi dal fascismo – da sinistra: la Guerra, la Rivoluzione e la Giovinezza (quest’ultimo mutilo) – e la parte centrale ciò che il partito aveva portato a compimento – da sinistra: l’Industria, la Difesa del mare, del cielo e l’Agricoltura –, il vertice riportava un ritratto di Mussolini, in posizione imperante rispetto alle torri delle comunicazioni via etere. L’opera, esposta alla II Quadriennale romana del 1935, fu immediatamente acquistata dal PNF per essere collocata in una delle sedi del partito. Quasi alla fine del secondo conflitto mondiale, fu ceduta in deposito alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, dove si trova ancora oggi.

Principi

  1. L’arte di Stato: modernità e modernizzazione

  2. I limiti del realismo: la costruzione di individualità collettive

Analisi

Il Polittico della Rivoluzione fascista (1934) incarnò sin da subito un modello da seguire, un ideale artistico a cui guardare. La sua identità stilistica e l’immediata appartenenza ai circuiti di arte pubblica promossa dal regime – la II Quadriennale romana (1935) – la resero immediatamente un’opera esemplare. Il linguaggio cui l’artista attinse si avvicinava a quella ‘modernità’ artistica tanto vagheggiata dal PNF: il Futurismo, e più in particolare l’Aeropittura, di cui Dottori fu esponente. Infatti, insieme a Marinetti, Balla, Depero, Prampolini, Benedetta Cappa, Fillia, Tato e Somenzi, egli rientrò tra i firmatari del Manifesto dell’Aeropittura Futurista (1929). L’obiettivo era mettere in piedi una realtà nuova, ‘altra’, capace di sovvertire i valori figurativi mimetici e prospettici. Il mondo, doveva apparire all’incirca così: 'tutte le parti del paesaggio appaiono al pittore in volo: a) schiacciate b) artificiali c) provvisorie d) appena cadute dal cielo' (Marinetti-Balla 1929).

L’Aeropittura, tuttavia, non era la sola componente stilistica del Polittico: essa si accompagnava allo stile vorticista, qui impiegato per conferire movimento alla composizione – in particolare nel registro intermedio, in corrispondenza dei pannelli dedicati alle opere compiute dal fascismo. In cima alla piramide, Dottori collocò un ritratto mussoliniano, che in quegli anni eseguì almeno in un’altra versione: il Ritratto del Duce del 1933 (Milano, Museo del Novecento) può infatti essere considerato una variazione sul tema. Tale convenzione ritrattistica, iniziata già nel corso degli anni Venti Adolfo Wildt, Maschera di Mussolini, 1924, divenne popolare specialmente in seguito alla Mostra della Rivoluzione fascista (si vedano, ad esempio, anche Mino Rosso, Architettura di una testa, 1934 e Thayaht, Aeropittura del grande timoniere, 1939. Nel caso del Polittico di Dottori, Mussolini venne ‘trasfigurato’ nell’ottica futurista della compenetrazione dei piani e l’esagerazione dei tratti fisiognomici era funzionale all’esaltazione della fierezza e dell’orgoglio, tradizionalmente associati alla figura pubblica del Duce.

Dal punto di vista contenutistico, il Polittico della Rivoluzione fascista può essere considerato una summa dei temi cari al fascismo, in virtù delle scene raffigurate e di ciò che rappresentavano. Sin dal titolo, emergeva una doppia allusione: quella politica della ‘marcia su Roma’ (1922), in seguito alla quale il PNF poté gradualmente affermarsi e salire al governo, e quella artistica della già menzionata Mostra della Rivoluzione fascista (1932-1934), che si era conclusa a Palazzo delle Esposizioni di Roma proprio quell’anno. La costruzione piramidale del polittico era inoltre un chiaro riferimento alla struttura gerarchica della società fascista, che vedeva al vertice la figura di Mussolini, capo supremo di uno Stato fascistizzato in tutte le sue componenti: da quella giovanile a quella bellica, da quella economica a quella politica. Non appare infatti casuale la scelta di una forma triangolare, che era quella tradizionalmente utilizzata per la rappresentazione della Trinità. La società fascistizzata era il mondo profano, che doveva stare a guardare e seguire gli insegnamenti di chi guardava dall’alto, osservando e monitorando tutto.

Bibliografia

Duranti, Massimo. 20006. Gerardo Dottori. Catalogo generale ragionato. Perugia: Fabrizio Fabbri Editore.

Marinetti, Filippo Tommaso, Balla, Giacomo et al. Manifesto dell’Aeropittura futurista. Gazzetta del Popolo, 22 settembre 1929.

Silvia Colombo