Corrado Cagli, Preludi della guerra (opera distrutta, 1933)


Descrizione

Preludi della guerra (opera documentata anche con il titolo Preparativi alla Guerra: Benzi 2010:22) era una monumentale pittura murale di Corrado Cagli che si estendeva su una superficie di 30 m2. Dipinta con tempera all’uovo sulle pareti del vestibolo di Palazzo dell’Arte di Muzio in occasione della V Triennale di Milano del 1933, l’opera andò distrutta dopo la manifestazione, in quanto parte di un allestimento temporaneo. Il dipinto raffigurava una scena situata in un passato non ben collocabile, in cui degli uomini erano alle prese con i preparativi in vista di una guerra. Su uno sfondo naturalistico e bidimensionale facevano capolino alcune figure: (dal fondo al primo piano) un uomo dormiente, tre cavalieri di profilo, delle persone in partenza e, al centro, un gruppo di giovani.

Principi

  1. La sacralizzazione delle politiche totalitarie dell’Uomo nuovo attraverso le arti

  2. La fabbricazione della realtà dell’Uomo nuovo tramite la creazione di mitologie nazionali

  3. Il monumentalismo, ovvero la visualizzazione di soggettività e oggettività

Analisi

Che il 1933 fosse l’anno perfetto per mettere a frutto le teorie sulla pittura murale lo dicono alcuni documenti di particolare importanza: in primo luogo il Manifesto della pittura murale, a firma di Mario Sironi, Corrado Campigli, Carlo Carrà e Achille Funi, ma anche l’articolo Muri ai pittori, scritto dallo stesso Cagli e pubblicato sul primo numero della rivista Quadrante. In entrambi i casi, emergeva chiaramente l’esigenza di spingersi oltre un’arte ‘da cavalletto’ per lavorare su nuovi supporti e con l’ausilio di nuove tecniche. Quando la tela non bastava più, era necessario procedere oltre, guardando avanti ma tenendo al contempo un occhio rivolto al passato. Preludi della guerra fu dunque l’esito concreto di tali riflessioni, uno degli esempi più significativi presentati alla Triennale milanese di quell’anno.

Dipinta su un’estesa superficie muraria, la composizione intendeva portare avanti una sinestesia artistica e creativa che, in quel contesto, si concretizzava in un’unione inscindibile tra architettura e pittura, tridimensionalità e bidimensionalità. L’uso della tecnica pittorica con tempera all’uovo, d’altro canto, era un filo diretto con il passato, quando il colore sintetico era pura utopia. Il lavoro di Cagli per la Triennale spezzò il ‘dominio sironiano’ per aprirsi ad altre possibilità figurative, stilistiche e tecniche. Dal punto di vista dei contenuti, invece, il predominio mediterraneo, dall’antichità al presente, appariva innegabile. La rappresentazione di una scena in cui alcuni uomini si accingevano a lasciare la loro dimensione quotidiana in nome della patria, diventava un inno all’eroe guerriero, al combattimento bellico.

Mettendo a punto una scena ambientata in un passato non ben identificabile e quindi senza età, Cagli contribuì a universalizzare il tema della guerra, a cui l’Italia si sarebbe avvicinata non molti anni dopo. Per poterla affrontare non serviva però solo il valore fisico, ma anche l’orgoglio patriottico, tanto osannato specialmente in epoca fascista. In questo monumentale Preludi della guerra, in cui le figure erano dipinte seguendo proporzioni gigantografiche, l’italiano in visita alla mostra poteva ritrovare se stesso, la propria famiglia, ma anche la propria storia. All’interno di un affresco dal sapore antico, nostalgico nei confronti del passato, si poteva ritrovare la società tutta: in primo piano le tre età dell’uomo (l’anziano in contemplazione a sinistra, i giovani al centro, e l’uomo che parte per la guerra sulla destra), ma anche il mondo animale e naturale. Lo stile, contemporaneo e primitivista al tempo stesso, con chiari riferimenti all’iconografia della Grecia antica (il profilo dei cavalli richiama la pittura vascolare greca, ad esempio), ma anche ad artisti nazionali, tra cui Giotto e Masaccio, andava a completare la scena.

Bibliografia

Russoli, Franco e Raffaele De Grada (a cura di). 1964. Cagli. Roma: SEDA.

Benzi, Fabio (a cura di). 2010. Corrado Cagli e il suo magistero. Mezzo secolo di arte italiana dalla Scuola Romana all’astrattismo. Milano: Skira.

http://www.archiviocagli.com

Silvia Colombo