Giulio Bucciolini e Mario Foresi, Fiamme nere , (1935)


Descrizione

Fiamme nere è un dramma in tre atti che narra le vicende di tre fratelli diversi per carattere e credo politico, che gestiscono una centrale elettrica nel primo dopoguerra. Camillo, ex soldato che ha perso un braccio in guerra, è scettico e rassegnato per la situazione italiana; Marco, più patriottico, simpatizza per il movimento fascista; Riccardo, anche lui ex combattente, aderisce invece alle idee del movimento socialista. Di Riccardo è innamorato Giovanna, una ragazza rimasta orfana, cresciuta dalla madre dei tre fratelli; Giovanna aspetta un figlio da Riccardo, il quale tuttavia non corrisponde al suo amore e la abbandona. Nel secondo atto, ambientato durante il 'biennio rosso', dei militanti socialisti prendono l’iniziativa di sabotare la centrale elettrica per lasciare la città al buio e favorire un’insurrezione. Camillo cerca di bloccare questa azione, ma i militanti socialisti affidano proprio a Riccardo, uno dei loro, il compito di sabotare il quadro comandi. Mentre Riccardo è all’opera, Marco viene spinto dai manifestanti su un cavo dell’arta tensione e rimane ucciso. Molti anni dopo, il 28 ottobre 1934 (data simbolica: l’anniversario della Marcia su Roma), viene inaugurata la nuova centrale, progettata da Marco prima di morire. Il figlio ormai quattordicenne di Riccardo lo invita a posare una corona di fiori sulla lapide che ricorda la morte tragica di Marco; questo gesto avvia la redenzione di Riccardo, che affronta finalmente la morte del fratello, decidere di riconoscere il figlio e tornare a vivere con loro.

Principi

  1. La sacralizzazione delle politiche totalitarie dell’Uomo nuovo attraverso le arti

  2. La fabbricazione della realtà dell’Uomo nuovo tramite la creazione di mitologie nazionali

  3. Il monumentalismo, ovvero la visualizzazione di soggettività e oggettività

Analisi

Fiamme nere è un dramma a sfondo sociale e politico del 1934, con intenti celebrativi dell’affermazione politica del fascismo nel primo dopoguerra. Fu scritto da Giulio Bucciolini (scrittore e giornalista, con al suo attivo varie commedie) e Mario Foresi (poeta e scrittore) e messo in scena con successo nel 1935 da una compagnia professionista di spicco come quella di Maria Melato e Febo Mari.

L’opera fa parte del filone del teatro di propaganda, ma ne rappresenta una delle espressioni meglio riuscite: nella maggior parte dei casi si trattava di lavori mediocri, sia per le tematiche banali, ridotte sovente in modo semplicistico allo scontro tra buoni e cattivi, che per la scrittura. Questo tipo di teatro intendeva rappresentare in maniera chiara e facilmente riconoscibile l’immaginario, la sensibilità e le attese di quella parte di popolazione che si riconosceva nell'ideologia del regime, e consolidare il consenso. Queste opere tendevano a trasporre sulla scena il modo in cui la collettività di uomini e donne vicini al fascismo viveva l’impatto con la realtà sociale, e il loro sistema di riferimenti. In genere si tratta di autori non professionisti appartenenti alla classe media borghese, collocati a metà strada tra gli esponenti della cultura 'alta' o degli apparati culturali di regime e le masse popolari destinatarie del 'messaggio'. Le loro opere solitamente trovavano spazio nei circuiti del teatro filodrammatico o del dopolavoro.

Lo schema narrativo di Fiamme nere (così come di altri lavori simili di questo periodo) è articolato nei tre elementi fondamentali, socialismo, fascismo, sacrificio (o morte), con la conversione al fascismo come esito inevitabile. Il socialismo, basato sul conflitto di classe, che il fascismo tentava di annullare, rappresenta il “negativo” quale gretto materialismo e il “male” inteso come caos, disordine e distruzione dei valori essenziali della patria, della famiglia, della religione. Il fascismo è garanzia di ordine e di armonia tra i gruppi sociali; incarna il modello di una società organizzata secondo solidi valori morali e rigorosi principi gerarchici, che salvano la società e i cittadini dal caos. Il sacrificio (del protagonista o di uno dei suoi familiari o amici più cari) è necessario perché si possa attuare la liberazione dal 'male' e la redenzione. Il copione di Fiamme nere tende ad assumere una simbologia di carattere religioso: centrale è la contrapposizione tra socialismo-buio-notte-malattia-perdizione e fascismo-alba-luce-guarigione-salvezza-redenzione; l’adesione al fascismo prende la forma di un atto di fede, che riassume l’atteggiamento di dedizione assoluta alla causa e ai valori supremi di fedeltà, lealtà, onestà.

Bibliografia

Bucciolini, Giulio e Mario Foresi. 1938. Fiamme nere. Firenze: Nemi.

Cavallo, Pietro. 1990. Immaginario e rappresentazione. Il teatro fascista di propaganda. Roma: Bonacci Editore.

Girolami, Patrizia. 1996. ‘Il Carro di Tespi: teatro e fascismo.’ In Marino Biondi e Alessandro Borsotti (a cura di), Cultura e fascismo. Letteratura, arti e spettacolo di un Ventennio. Firenze: Ponte alle Grazie.

Laura Pennacchietti