Corrado Alvaro, Il paese e la città, (1923)


Descrizione

Il paese e la città, sintesi drammatica in un atto, è la prima opera teatrale di Alvaro, rappresentata al Teatro degli Indipendenti di Roma l’8 marzo 1923, con regia di Anton Giulio Bragaglia. L’opera sviluppa un tema ricorrente della poetica di Alvaro: il rapporto conflittuale tra città e 'paese', crescita e radici, modernità e tradizione. Un modesto contadino manda i propri due figli a studiare in città nella speranza che riescano a costruirsi un futuro migliore, lontano dalla miseria cui è condannata la sua classe sociale. I due fratelli hanno reazioni e percorsi opposti, che incarnano il conflitto tra i due mondi: uno va incontro con entusiasmo alle opportunità offerte dalla città, accettandone anche gli inconvenienti e i rischi; l’altro lo vive come un ambiente ostile e spaventoso e sente una profonda nostalgia della campagna e del suo spirito puro e autentico.

Principi

  1. La legittimazione della partecipazione dell’artista/intellettuale nella sfera pubblica

  2. Il ruolo del cosmopolitismo nella modernizzazione del campo artistico italiano

  3. La manipolazione mediatica dei cittadini: intrattenimento, evasione e consenso

Analisi

Corrado Alvaro fu un artista poliedrico, nonché un critico e intellettuale di primo piano della scena culturale italiana tra il fascismo e il dopoguerra. Fu autore di racconti, romanzi, poesie e opere teatrali. Calabrese di nascita, restò legato alla realtà rurale della sua infanzia da un profondo senso di appartenenza e di devozione ai suoi miti, le sue tradizioni e i suoi valori, che ritornano con prepotenza in tutta la sua opera. Il conflitto rappresentato in Il paese e la città fu determinante nella sua vita e nella sua poetica, in cui prevale un atteggiamento non ostile alla modernizzazione ma critico nei confronti degli aspetti alienanti della vita moderna: l’individualismo, la frammentazione, la perdita di un senso di identità e di responsabilità, la disumanizzazione.

Tali temi furono parte della riflessione più ampia di Alvaro sui problemi della società contemporanea, che egli sviluppò soprattutto nel contatto con la cultura europea degli anni Venti e Trenta. Il forte legame dello scrittore con le sue radici, infatti, non impedì, ma anzi favorì i suoi rapporti con la cultura europea e uno spiccato cosmopolitismo, che furono fondamentali nel suo processo di formazione artistica e intellettuale. Il suo costante approfondimento del tema della crisi morale e psicologica dell’uomo nel mondo moderno si collega a coevi sviluppi della narrativa europea di quel periodo, in particolare l’espressionismo tedesco e russo.

Una risposta di Alvaro alla crisi dell’uomo contemporaneo fu rappresentata certamente dall’impegno civile. In linea con altri artisti e intellettuali coevi, Alvaro credeva nella funzione sociale e morale della letteratura, in senso ampio, e nelle responsabilità umane e civili di artisti e intellettuali. Come per altri scrittori di quel periodo, ciò si espresse a livello estetico nella proposta di nuove forme di realismo, che nel suo caso coniugano una scrittura molto vicina al reale, quasi saggistica, influenzata dalla sua attività di giornalista, a una trasfigurazione mitico-lirica della realtà e a una propensione per la sottile e complessa analisi psicologica. La sua concezione dell’arte teatrale, in particolare, comportava la trasfigurazione della realtà allo scopo di evocare passioni collettive, come nel teatro classico.

Bibliografia

Balduino, Armando. 1972. Corrado Alvaro. Milano: Mursia.

Corrado, Alvaro. 2009. Teatro, a cura di Aldo Maria Morace. Ilisso: Fondazione Corrado Alvaro.

Michienzi, Pino. 2007. Il Teatro di Corrado Alvaro. Catanzaro: La Rondine.

Saccà, Maria. 2009. Teatro di vita e vita di teatro nell’opera di Corrado Alvaro. Locri: Pangallo Editore.

Laura Pennacchietti