Vinicio Paladini, Complesso onirico n. 1 (1932)


Descrizione

Complesso onirico n. 1 è un dipinto a olio su tela eseguito dall’artista Vinicio Paladini nel 1932 e attualmente appartenente a una collezione privata. Tela di grande formato (110 x 135 cm), raffigura una donna nuda – fatta eccezione per le calze – sdraiata sul letto, di schiena rispetto all’osservatore, in contemplazione di una statua antica raffigurante un Antinoo, ornata da fiori. La scena è ambientata in un interno domestico prospettivamente schiacciato, presumibilmente una camera da letto di cui si riconoscono un materasso, la statua e un tavolino collocato nell’angolo, su cui poggia un piccolo vaso contenente una pianta grassa.

Principi

  1. La legittimazione della partecipazione dell’artista/intellettuale nella sfera pubblica

  2. Il ruolo del cosmopolitismo nella modernizzazione del campo artistico italiano

  3. La manipolazione mediatica dei cittadini: intrattenimento, evasione e consenso

Analisi

La figura di Vinicio Paladini costituiva un’eccezione nel panorama artistico italiano del Ventennio: dopo un primo approccio futurista – grazie alle frequentazioni di Anton Giulio Bragaglia, Giacomo Balla e Virgilio Marchi –, da cui prese le distanze già intorno al 1924, si avvicinò agli ambienti di sinistra, divenendo un artista engagé. E fu proprio in quel momento che egli introdusse nel suo vocabolario critico e pittorico la parola 'immaginismo', o 'pittura assurda e senza scopo. Ecco il primo o se vogliamo unico valore di quest’arte sensoriale e immaginista' (Lista 1988, 40). La grande quantità di scritti critici che Paladini compose, raccolti all’interno di riviste, come Spirito Nuovo e La Ruota dentata (quest’ultima voce ufficiale dell’Immaginismo, uscita nel febbraio 1927 con un primo e ultimo numero), rivelava la sua capacità critica e il suo impegno costante anche a livello teorico. Le sue prime sperimentazioni pittoriche in questa direzione si ispiravano alla Metafisica, al Surrealismo e al Dadaismo, per assecondare poi uno stile ‘altro’ e più personale. L’intento era quello di creare immagini in grado di parlare allo spirito ed evocare associazioni di pensiero che si spingessero oltre la rappresentazione mimetica della realtà.

Complesso onirico n. 1 (1932), perciò, divenne il tardo risultato di queste premesse. In primo luogo manifestava le velleità internazionali di Paladini, che guardava alle più recenti ricerche artistiche europee e allo stesso tempo contribuiva al rinnovamento dell’arte italiana, fino ad allora ancorata a vincoli figurativi tradizionali (Novecento) o a già note sperimentazioni futuriste. D’altro canto, l’opera conteneva delle dicotomie evidenti. Mentre il titolo faceva allusione all’ambito della psicologia e dell’inconscio affrontato negli stessi anni anche dal Surrealismo, la composizione e lo stile erano un riferimento diretto alla Metafisica - la donna e l’Antinoo al tempo stesso rimettevano in scena i dialoghi silenziosi orchestrati da de Chirico, ma si ritrovano anche influenze provenienti da Matisse (soprattutto nelle fantasie del copriletto e della pavimentazione geometrica) e dalla tradizione del nudo femminile, che parte da Tiziano (La Venere di Urbino, 1538) e Tiziano (Danae,1545) per arrivare a Manet (Olympia, 1863) e oltre, passando attraverso l’esempio di Goya (Maya desnuda, 1797-1800).

Bibliografia

Lista, Giovanni. 1988. Dal Futurismo all’Immaginismo. Vinicio Paladini. Bologna: Edizioni del Cavaliere Azzurro.

Negri, Antonello, Bignami, Silvia, Rusconi, Paolo, Zanchetti, Giorgio e Susanna Ragionieri (a cura di). 2012. Anni ’30. Arti in Italia oltre il fascismo. Firenze: Giunti Editore.

Silvia Colombo