Luigi Antonelli, Il maestro, (1933)


Descrizione

Il Maestro è un’opera della fase matura di Luigi Antonelli, al cui successo di critica e pubblico contribuì la regia di Pirandello, con debutto il 18 dicembre 1933 a Roma con la compagnia di Marta Abba. È una commedia di impianto metateatrale: l’azione si svolge nella villa dove Daniele, il 'Maestro', grande attore e regista, ha creato una scuola di recitazione. Una giovane donna, Edith, giunta d’improvviso da oltreoceano, si fa passare per la figlia del Maestro, mentre è in realtà un’aspirante attrice la cui madre aveva vissuto una storia d’amore giovanile con il Maestro, e che cerca di far rivivere, attraverso il teatro, l’amore della madre per costui, per riportarla in vita. Su questa base si innesca il dramma umano e l’intreccio sentimentale, nel continuo oscillare tra finzione e realtà: Daniele ama Edith nel ricordo e nella proiezione dell’antica passione per la madre, ma anche il figlio del Maestro, attore della compagnia, si innamora di Edith. La coscienza di uomo maturo spinge Daniele a rinunciare a ricordi e desideri del passato.

Principi

  1. L’arte di Stato: modernità e modernizzazione

  2. I limiti del realismo: la costruzione di individualità collettive

Analisi

L’opera di Luigi Antonelli viene solitamente collocata, insieme a Bontempelli, Chiarelli, Rosso di San Secondo, Cavacchioli e altri, nel teatro del 'grottesco', cui viene riconosciuto il merito di aver contribuito al rinnovamento dei contenuti e delle forme teatrali sulla base del ripudio dei vecchi schemi propri del repertorio borghese, fondato su un realismo ormai superato e condizionato da preoccupazioni futili, quali l’attendibilità e la coerenza della trama e dei personaggi e la perfezione tecnica. Nel teatro dei “grotteschi” predomina la discussione del rapporto tra soggettività e oggettività, e lo sviluppo di temi ad esso collegati, quali l’incertezza identitaria, l’impotenza umana e lo smarrimento di fronte a una realtà inconoscibile.

Tuttavia, gli studi recenti sul progetto antonelliano di rinnovamento del teatro e di ricerca di una poetica e di una scrittura nuova e originale tendono a ridimensionare la sua appartenenza al “grottesco” limitandola alla prima fase della sua produzione, fino a L’uomo che incontrò se stesso (1918). In quest'ottica Antonelli superò il teatro del grottesco, soprattutto attraverso uno sforzo di andare oltre quella che percepiva come una spinta irrazionalistica e distruttiva che gli apparteneva. Nelle opere di Antonelli, infatti, si percepisce una preoccupazione morale di fondo, legata alla produzione e alla fruizione dell’arte: è l’artista-poeta che, trasfigurando e oggettivando le vicende e i drammi della vita umana, può agevolarne la comprensione, o perlomeno la serena accettazione.

Antonelli attribuisce anche, nelle sue opere, un’importanza all’elemento fantastico, che deve portare gli spettatori aldilà della banalità quotidiana, dimostrando in questo un’affinità con Bontempelli, e di nuovo un superamento del teatro borghese:

Che importa a me se alla fine del terzo atto ho raccontato al pubblico che quella tale donna ha tradito il marito, poi è nato un figlio ed è avvenuta la conciliazione? Anche se il pubblico se ne va soddisfatto, io gli ho raccontato una ben misera vicenda. Io voglio che l’azione teatrale sia più vasta del suo arco scenico. La piccola vicenda deve aprire un mondo davanti agli occhi degli spettatori. La significazione del mio dramma deve essere ingrandita dalla fantasia (Antonelli 1943, 270-271).

In questo senso Antonelli dimostra di portare avanti una riflessione sul rapporto tra arte, in particolare il teatro, e la vita, e una volontà di incidere sulla mente e sulla psiche del pubblico aldilà del semplice intrattenimento, stimolando delle riflessioni esistenziali e morali. Il Maestro sviluppa una serie di temi cari ad Antonelli, tra cui il passato e la presa di coscienza, il conflitto tra menzogna e verità, il dramma della morte; ma ha il suo fulcro nella riflessione sul mistero del teatro e sul rapporto tra teatro e vita, tra finzione e realtà, espressa nell’impianto metateatrale.

Bibliografia

Antonelli, Luigi. 1943. ‘Lo scrittore si confessa’. In L’uomo che incontrò se stesso, La casa a tre piani, Il Maestro. Roma: Edizioni Teatro Università.

Antonelli, Luigi. 2001. Teatro, a cura di Luciano Paesani. Teramo: Il libro abruzzese.

Aa.Vv., Luigi Antonelli: il lirico e fantastico: Atti del Convegno nazionale ‘Luigi Antonelli: il lirico fantastico 1877-1942’, Teramo 29-30 giugno 1992. Supplemento a Sipario n. 529, dicembre 1992.

Giammarco, Marilena. 2000. Luigi Antonelli. La scrittura della dispersione. Roma: Bulzoni.

Verdone, Mario. 1999. Avventure teatrali del Novecento. Soveria Mannelli: Rubbettino Editore.

Laura Pennacchietti